Perchè è Presumibile Che Le VPN Rispondano NO All'emendamento Del Decreto Omnibus. - TivuStream Project

Lunedi prossimo 30 Settembre si discuterà l’emendamento dedicato alle VPN del decreto Omnibus secondo il quale I provider VPN saranno obbligati a disabilitare l’accesso alle partite illegali, e non solo, ma anche di fornire dati di navigazione ed indentificativi personali dei clienti al fine di individuare chi fa uso di VPN per guardare contenuti illegali.

Con questo emendamento si equiparano le VPN al resto dei fornitori di Servizi internet come gli ISP e vengono incaricate di seguire le direttive di Agcom e Piracy Shield nel blocccare gli accessi ai contenuti pirata (siano essi IPTV o siti). L’emendamento mira a impedire alle VPN di “proteggere” i flussi di dati illegali, rendendo più facile la identificazione e la punizione dei clienti che accedono a contenuti protetti da diritti d’autore.

Ora; che la lotta alla pirateria sia civilmente ed eticamente corretta, lo scenario che potrebbe aprirsi (nel momento in cui l’emendamento venisse approvato) porterebbe a conseguenze disastrose sia per la Privacy degli utenti, sia per la democrazia a cui siamo abituati.

Da un punto di vista tecnico-pratico è una richiesta al limite dell’utopico, una VPN nasce con lo scopo e la missione di proteggere la Privacy e l’anonimato dell’utilizzatore, la sua navigazione ed impedire che i propri dati cadano nelle mani sbagliate od anche semplicemente vengano utilizzati per scopi commerciali senza che ne sia dato il consenso.

Per fare questo una VPN cripta la connessione, maschera l’IP reale dell’utilizzatore assegnandone un’altro non tracciabile e, se scelto, cambia anche la Nazione da cui l’IP dato proviene e le richieste di connessione appaiono quindi fatte da un Paese diverso da quello reale.

emendamento

L’imposizione dell’emendamento

significa obbligare una VPN a monitorare il traffico degli utenti demolendo il principio fondamentale del Servizio e tradire la promessa di No-Log che le VPN certificano anche con Audit di terze parti.

Quindi:

Protezione della privacy: Collaborare con Piracy Shield significherebbe violare questo impegno.

Danno reputazionale: Accettare l’accreditamento potrebbe far sembrare l’azienda come una parte attiva della sorveglianza online, compromettendo la fiducia degli utenti.

Perdita di clienti (danno economico): Gli utenti che cercano anonimato potrebbero migrare verso VPN che rifiutano di conformarsi alla normativa italiana.

problemi di giurisdizione e governance internazionale: Le VPN sono aziende internazionali, con server e infrastrutture distribuite in diversi paesi, sedi e giurisdizione in Paesi neutrali od indipendenti. Questo significa che di fatto non sono soggette alle leggi italiane e quindi non obbligate a conformarsi all’emendamento. I provider VPN potrebbero semplicemente ignorare la richiesta di accreditamento.

Una pericolosa deriva verso la censura di Stato

Non dimentichiamo che Piracy Shield è nata per contrastare la pirateria a salvaguardia del diritto di trasmissione degli eventi Sportivi live (Calcio in primis), un sistema voluto fortemente dai detentori degli stessi e dalle associazioni correlate (Dazn, Sky-Now tv, Lega SerieA), soggetti privati con un enorme potere economico, evidentemente in grado o lasciati in grado di dettar legge. Per fare questo aveva molte scelte a cui riferirsi anche più semplici ed efficaci.

E’ stata invece scelta la strada dei blocchi DNS, IP e Domini che ha coinvolto e che coinvolge decine di attori dagli ISP ai motori di ricerca ma con risultati ben al di sotto delle aspettative come peraltro dichiarato dai vertici della piattaforma, e con errori grossolani di cui si è ampliamente parlato. Per questo è nata la necessità di ampliare lo spettro e tentare di coinvolgere ulteriori attori come i CDN (Content Delivery Network, leggi Cloudflare), i fornitori di Custom DNS, ed appunto le VPN.

Se questi “strumenti”, perfettamente legali, venissero meno o venisse vietato e sanzionato il loro accesso, non esiste altro termine se non Censura per definire lo scenario che potrebbe delinearsi. Verrebbe meno la libertà di scelta e sarebbe violato il pricipio basilare di democrazia ed accesso alla comunità.

Il rischio concreto è che le istituzioni diventino i controllori da cui difedersi ma ancor peggio, con il secondo emendamento in discussione, che prevede il solo sospetto (quindi senza l’accertamento) di fare uso di IPTV illegale o di visitare siti pirata, per far scattare la segnalazione , il blocco e la sanzione ora automatica.

Comincia ad assomigliare a situazioni che sembravano così lontane come la Cina o la Russia dove l’accesso al Web è monitorato e dove esiste di fatto una rete internet chiusa e controllata, dove le uniche scappatoie sono proprio le VPN o i sistemi proxy.

Il NO delle VPN sarebbe una vittoria civile e democratica ma porterebbe comunque a seri problemi pratici di gestione della propria Privacy, è presumibile che il NO possa prevedere anche l’abbandono del mercato Italiano da parte del o dei Provider VPN, con la necessità di rivolgersi ad altri strumenti simili come Portmaster o Warp ma non per tutti, vista la necessità di avere perlomeno conoscenze tecniche di base per poterli configurare.

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