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Lo scorso 11 Luglio Romano Righetti direttore delle relazioni esterne e pubbliche di DAZN durante l’audizione tenutasi presso il Senato Italiano, ha espresso la necessità di coinvolgere attivamente (con l’accreditamento alla piattaforma Piracy Shield) tutti quegli organismi che, stando ai fatti, permettono ai pirati di operare liberamente.

Un altro importante passaggio sarebbe rendere obbligatorio ai cosiddetti intermediari dei servizi di comunicazione elettronica, che sono alcuni soggetti che consentono attraverso i loro servizi ai pirati di nascondersi alla piattaforma Piracy Shield, di essere obbligati ad accreditarsi a questa piattaforma. Questo sarebbe un passaggio molto importante perché i servizi resi da queste società, che sono soprattutto società americane, ha creato evidenti situazioni di inefficacia della piattaforma, non per il malfunzionamento della piattaforma, ma per il livello di sofisticazione dei servizi che queste che queste società offrono ai pirati.

Romano Righetti
Dazn

Non se ne fa il nome e cognome, ma l’intermediario di servizi di comunicazione elettronica si chiama Cloudflare anche in relazione a quanto successo lo scorso Febbraio quando la piattaforma Piracy Shield ha bloccato un IP di Cloudflare rendendo di fatto irraggiugibili migliaia di altri siti “innocenti”.

Un’affermazione simile è già stata fatta dal commissario Agcom Massimiliano Capitanio che nell’annunciare la nuova Piracy Shield ha sottolineato come il successo della piattaforma passi inevitabilmente per lo spirito di collaborazione dei “Big” del Web.

Senza entrare in tecnicismi poco consoni in questo frangente facciamo un paio di valutazioni reali e realistiche.

Non facciamone nemmeno un problema etico, siamo tutti d’accordo che l’illegalità debba essere combattuta ma quali sono i rapporti di forza ed i mezzi a disposizione del “nostro scudo” per ottenere una simile richiesta?

Cloudflare non ha nessun obbligo nei confronti di Dazn o di Agcom ed è lecito pensare che qualunque tentativo di approccio o peggio di imposizione venga archiviata come “inevasa”. Del resto Cloudflare non è nuova a simili richieste di blocco o di censura nei confronti dei propri Utenti e la linea che segue è sempre la stessa ovvero un velato disinteresse e diniego soprattutto in adempimento della sua missione

Come funziona Cloudflare e perchè Dazn lo considera complice.

Per spiegarla semplicemente Cloudflare è un Network nato per ottimizzare le risorse dei siti web e l’accesso agli stessi da ogni parte del mondo. Cloudflare crea una copia virtuale del sito web e lo propaga nei vari nodi del Network affinchè i visitatori abbiano una copia del sito geograficamente più vicina a loro. In questo modo si ottimizzano i tempi di risposta del sito, la navigazione, e le risorse del dispositivo da cui lo si raggiunge.

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Questa è la base di Cloudflare che ha poi aggiunto e perfezionato sistemi di protezione contro gli attacchi Hacker, la gestione della cache del sito etc.. Per rendere possibile tutto questo nel momento in cui un sito entra in Cloudflare viene “virtualmente” spostato all’interno del Network ed assume un IP (che non è più il suo IP reale del Server su di cui sta fisicamente) assegnato da Cloudflare e condiviso con altre decine di migliaia di siti che utilizzano il sistema.

E’ come se Cloudflare fosse una gigantesca VPN per cui non è possibile individuare uno specifico sito dal suo IP naturale in quanto risulterà associato all’IP assegnato dal sistema ed ovviamente non posso arbitrariamente bloccare quell’IP senza coinvolgere tutte le altre migliaia di siti che stanno condividendo lo stesso IP come peraltro è successo a TivuStream.

Ecco il nodo della questione che il direttore di Dazn Righetti e precedentemente il Commissario Agcom Capitanio stanno contestando.

Nella realtà questa richiesta pare utopia, chiedere ad un gigante simile di accreditarsi ad una piattaforma “locale” (nell’ottica generale dell’universo Cloudflare) per difendere i diritti (sacrosanti) di 4 o 5 privati. E’ presumibile che non venga nemmeno presa in considerazione.

Oppure potrebbe succedere come avvenuto per OpenDNS in Francia a seguito di un’ingiunzione richiesta da un Giudice nella diattriba scatenata da Canal+, ma in questo caso si genererebbero discriminazioni inaccettabili per chi di Cloudflare ne fa uso leggittimo e legale.

Il rapporto di forza generato da Piracy Shield in questo contesto è risibile e per quanto gli attori convolti stiano aumentando non esiste identità tale da poter fare la “voce grossa” con chi grosso lo è veramente.

E’ vero che il sistema Piracy Shield (nella prossima edizione) per quanto si possa aggiornare tecnicamente necessiti della collaborazione dei colossi web per diventare realmente efficace, ma un conto è chiederla un’altro imporla.

Siamo in una situazione di stallo ma gli obiettivi, così come sono evidenziati, sono irraggiungibili è come voler deviare il Nilo costruendo un canale con un cucchiaino da caffè

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