La CCIA ha recentemente (21/01/2025) inviato una lettera all’Unione Europea per esprimere preoccupazioni riguardo a Piracy Shield. Prima di vedere quali sono i contenuti della letera inviata un breve cenno su chi è CCIA e cosa fa.
CCIA sta per Computer & Communications Industry Association, è un’associazione internazionale che rappresenta aziende operanti nel settore tecnologico, delle comunicazioni e dell’informatica. Fondata nel 1972, la CCIA mira a promuovere l’innovazione e a proteggere gli interessi delle aziende del settore tecnologico, difendendo principi fondamentali come:
Politiche tecnologiche equilibrate: Cerca di influenzare leggi e regolamentazioni per evitare oneri normativi eccessivi che possano ostacolare l’innovazione.
Promozione della concorrenza: Si oppone a pratiche monopolistiche e favorisce un mercato competitivo.
Libertà di espressione e diritti digitali: Lavora per garantire l’accesso aperto a internet e tutelare i diritti dei consumatori digitali.
Neutralità della rete: Sostiene politiche che garantiscano pari accesso ai contenuti online.
Ha sede principale negli Stati Uniti ed una sede Europea a Bruxelles.
Alcuni dei suoi membri:
CCIA scrive all’UE esternando alcune reali ed urgenti preoccupazioni in merito al sistema utilizzato da Piracy Shield, alla mancanza di trasparenza ed a possibili confliti di interesse. Evidenzia anche il fatto che la piattaforma antipirateria Italiana sta di fatto violando alcune leggi Europee in materia ad azioni di contrasto in rete e relativa corretta metodologia.
Il testo della lettera (a fine articolo è possibile scaricare il pdf originale in lingua Inglese o il pdf tradotto in Italiano con DeepL) lo si può riassumere in 3 passaggi fondamentali:
La CCIA sottolinea che Piracy Shield viola diverse normative dell’UE, tra cui:
Le modifiche includono:
Che Piracy Shield stia difendendo i sacrosanti diritti dei detentori come Dazn, NowTv Lega Serie A e tutti gli attori più o meno direttamente coinvolti, non giusifica (almeno in parte) la metodologia e l’approccio al problema della pirateria. Il rischio (ripetutamente avvertito e segnalato) di violare i diritti dei citadini e dei soggetti che hanno attività lecite in internet è diventato una realtà.
Ciò che chiede CCIA è ciò che da mesi viene chiesto da associazioni di categoria, piattaforme di difesa dei diritti personali e da tutti quegli organismi che trattano l’uso di Internet come un patrimonio comune che non deve essere censurato, soprattutto sui dei soli sospetti come invece viene imposto da Agcom.
Dovremmo aspettarci qualche replica da parte di Piracy Shield o dal “sistema” scudo anti pirateria e ne gioverebbe anche la trasparenza più volte definita insufficiente.
Download testo originale lingua Inglese .pdf
Download testo tradotto in Italiano con DeepL
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