A distanza di 2 settimane dall’avvio ufficiale di Piracy Shield facciamo il punto della situazione. nelle ultime ore sono apparsi centinaia di articoli molti spudoratamente di parte, tanti dai toni più neutrali, ed alcuni decisamente denigratori sull’operato di Piracy Shield dal suo lancio ad oggi.

Proviamo a fare un’analisi più tecnica o perlomeno pratica dei risultati raggiunti e della metodologia espressa nel raggiungerli, e facciamo anche una valutazione più generale sulla totale mancanza di rispetto alla privacy ed alla libertà di movimento, evidenziata oltretutto dalla latitanza di controllo da parte di Agcom sull’operato “pratico” di chi deve (ricordiamoci l’obbligo imposto agli ISP) fare le segnalazioni ed aprire i ticket sulla Piattaforma. nonché delle potenziali implicazioni molto vicini alla  censura.

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Blocchi frutto di incompetenza (?)

Delle migliaia di IP bloccati ad oggi, sono finiti nella rete alcuni IP di siti assolutamente legali e soprattutto completamente estranei alla pirateria che utilizzavano lo stesso IP fornito da un CDN (Content Delivery Network), nello specifico cloud4c  partner del più grande e noto Cloudflare.  Un Content Delivery Network nasce con l’intento di ottimizzare l’accesso al sito distribuendo copie della cache dello stesso in varie parti del mondo, in questo modo i tempi di caricamento del sito non dipendono più dalla distanza fisica tra il Server di origine ed il client che lo sta interrogando, ma il client riceve copia del sito da un Server molto più vicino con tutti i vantaggi del caso.  Oltre a questo un CDN cripta e protegge la connessione al sito da attacchi esterni “sniffer” compresi ed è il motivo per il quale molti siti borderline o palesemente illegali ne fanno uso, 

Come riconoscere se un sito ha IP su CDN? semplicemente utilizzando un qualunque strumento online di Server Check  (ne esistono centinaia ) esempio:

Piracy Shield check IP

Che questo semplice controllo non sia stato evidentemente fatto alimenta dubbi sul livello di competenza di chi fa fisicamente la segnalazione, un dato di fatto preoccupante e pericoloso. Forse varrebbe la pena di farsi dare una mano da qualche Hacker etico o uno specialista di reti non tanto a fare il lavoro ma perlomeno ad istruire chi lo deve fare.

È evidente che i blocchi di IP sono stati applicati senza un’adeguata verifica e senza un controllo efficace, dimostrando la mancanza di professionalità e conoscenza nell’implementazione del blocco di Piracy Shield.

Operazione nata “al primo dolore”

Come direbbe la nonna Piracy Shied è nata di fretta o al primo dolore i tempi di approvazione sono stati da record (vista la media Italiana) si è fatto coinvolgimento totale di soggetti operanti in rete senza valutare le conseguenze pratiche nell’ottemperare agli obblighi imposti in termini di costi e risorse. Non si è considerato lo scopo o la mission di alcuni operatori o provider di Servizi come le VPN  che nonostante l’obbligo sembra non stiano partecipando attivamente (con valide evidenze come giurisdizioni off-shore, mantenimento della promessa di Servizio, e garanzie di protezione). Di fatto un’operazione senza una pianificazione adeguata. 

La mancanza di un approccio sistematico ed organizzato nella lotta alla pirateria online rischia di rendere l’operazione Piracy Shield inefficace o addirittura controproducente se non sarà gestito come si deve il problema dei bocchi a siti leciti e legali. Delle non tanto ipotetiche cause legali a cui questo sistema potrebbe portare avrebbe conseguenze gravi senza contare il fatto che, nel caso, non è chiaro chi e come debba risarcire i danni.  

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Nessun controllo di Agcom

Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, avrebbe dovuto svolgere un ruolo di controllo e supervisione sull’operazione Piracy Shield, ad oggi sembra che questa autorità abbia mancato nel suo compito di vigilanza. Non sono state messe in atto misure adeguate per monitorare l’operazione, controllarne l’efficacia e garantire che non si verificassero abusi o violazioni dei diritti degli utenti.
È fondamentale che un’operazione così delicata sia sottoposta a una costante supervisione per garantire la legalità e l’efficacia delle azioni intraprese.

Coinvolgiento di Google ..ma gli altri motori? 

Nonostate quello che avevamo evidenziato in questo articolo sembra che Google abbia cambiato rotta e stia notevolmente riducendo i risultati delle query sensibili o con parole chiave strettamente legate ai contenuti “Pirata” ovvero, nel momento in cui chiedo a google dove vedere una partita in streaming gratis o guardare un Film gratis etc.. i risultati ottenuti son ben lontani da quelli raggiunti in precedenza. L’elenco dei siti proposti o dei siti contenenti la/le parola chiave è molto più ristretto e nella maggioranza dei casi sono siti legali o accreditati. 

ma se faccio la stessa ricerca con un’altro motore di ricerca la musica cambia e tornano i risultati più  specifici in base alle query:

Piracy Shield film search

Quindi siamo punto ed a capo ? non necessariamente ma è un dato di fatto che aggira lo sforzo di Google.


Privacy ?

Abbiamo già scritto di come questo sistema stia minando la libertà di movimento e la Privacy degli utenti Internet che per natura hanno comportamenti ed atteggiamenti differenti nel proprio girovagare online. Abbiamo fatto esempio e testato l’uso di VPN che nella realtà elude il blocco a quel particolare sito (quando dichiarato bloccato) e che, ad oggi, sembra sia l’unico mezzo lecito per continuare a navigare in libertà.

Piracy Shield è nata per contrastare un fenomeno di gigantesche proporzioni ed in continuo movimento ed è una nobile causa a cui TivuStream si associa nell’intento, la pirateria va combattuta e contrastata ma la gestione andrebbe affidata a soggetti preparati od a specialisti del settore piuttosto che a singoli inesperti chiamati a gestire qualcosa di cui spesso  poco conoscono.

Nella massa di utilizzatori Internet non tutti sono consapevoli (spesso per scelta o per anticonformismo) dei danni che la Pirateria sta facendo alle casse di pochi privati e di sicuro non se ne fanno preoccupazione preferendo continuare a far uso di siti illegali e proseguire nella visione di partite  o eventi o materiale in modo gratuito.

L’unico modo per individuare chi visita siti illegali è tracciare le sue attività in rete e sappiamo che anche in tempi lontani da Piracy Shield è sempre stata una pratica utilizzata da molti (ISP, Motori di ricerca, siti, Social…) ecco perchè dotarsi di una VPN per proteggere i propri dati e la propria Privacy.

Non si può imporre a priori ed a chiunque la restrizione di un servizio come internet, servizio pubblico (a pagamento) che lecitamente è usato per attività professionali  e commerciali od anche di puro svago. Quello che sta succedendo (e ci si augura venga corretto al più presto) è che piccole porzioni di web siano di fatto inaccessibili dall’Italia ed in quelle porzioni ci siano siti leciti, legali, ed utili di quotidiana consultazione, e la possibilità che queste porzoni siano destinate ad aumentare dimensionalmente è un rischio reale ed inaccettabile.

L’operazione Piracy Shield, volta a contrastare la pirateria online, sta evidenziando serie criticità e problemi legati all’incompetenza ed all’ignoranza (in senso letterale) legata a singole operazioni o nella singola gestione. La  “censura” stile Great Firewall  rappresenta una potenziale minaccia per la libertà di espressione e il diritto all’accesso ad informazioni legali. È fondamentale che future iniziative siano gestite con maggiore competenza ed attenzione per garantire risultati efficaci e rispettosi dei diritti degli utenti.

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1 commento

Piracy Shield quello che non viene detto e la situazione reale - TivuStream Project · 28 Febbraio 2024 alle 1:51

[…] Shield, abbiamo cominciato ad occuparcene poco più di una settimana fa a seguito del primo blocco di siti “innocenti” seguito purtroppo da ulteriori […]

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