Piracy Shield
Diverse Nazioni adottano strategie uniche per combattere la pirateria, riflettendo le loro specifiche esigenze legali e culturali. Per tutti i Paesi il ruolo degli ISP è funzionalmente indispensabile ma molti hanno approcci diversi dal blocco IP coinvolgendo più specificatamente i Provider di Hosting.
Alcune prediligono un sistema di avvertimento, vedi il DMCA (Digital Millennium Copyright Act) Statunitense e di rimozione anche del singolo link piuttosto che l’intero sito, monitorandone le future azioni per l’eventuale azione giuridica e specifica.
Altri ancora hanno implementato sistemi di blocco analoghi a Piracy Shield ma con tempistiche diverse e senza nessuna automazione del blocco in seguito alla segnalzione, l’eventuale blocco del sito o la comunicazone all’Hosting è gestita da un Giudice dopo aver consulato inequivocabili prove di illegalità.
Paesi come la Svezia, si concentrano su campagne di sensibilizzazione per educare i cittadini sui rischi della pirateria. In Asia, le politiche anti-pirateria spesso includono collaborazioni tra governi e industrie per garantire una protezione più efficace.
Le tecnologie digitali emergenti giocano un ruolo fondamentale nell’implementazione delle strategie anti-pirateria a livello globale. I cambiamenti strutturali dell’Internet moderno condizionano defnitivamente gli approcci alla lotta contro la pirateria ed alla diffusione illegale di contenuti coperti da diritti.
Piracy Shield effettivamente si può dire sia un sistema unico “nel suo genere” in quanto il blocco dei siti è automatizzato ed i tempi di esecuzione estremamente ridotti rispetto alla media di altri sistemi esistenti. La collaborazione (forzata) con i motori di ricerca, le VNP, i DNS è una novità assoluta nella lotta alla pirateria, se si guarda al metodo ed agli obblighi imposti.
Google di per se , ad esempio, ha sempre collaborato ed assecondato le richieste di rimozione quando giustificate e provate, basti pensare al DMCA Statunitense (che in realtà vale in qualunque altra parte del mondo) al quale i detentori dei diritti si appellano e richiedono la rimozione dei contenuti. E’ poi fisicamente Google che elimina dai risultati di ricerca il sito o il singolo contenuto segnalato, ma senza imposizioni ed in alcuni casi a propria discrezione.
Che Piracy Shield sia un sistema estrememente controverso e poco trasparente è noto a tutti e gli errori che continua a fare non ne giustificano, in parte, l’operato.
Il Digital Millennium Copyright Act è una legge severa utilizzata per contrastare la pirateria online. Si basa e si appproccia apparentemente in modo “soft” avvisando il pirata che uno o più contenuti che distribuisce stanno violando i diritti od il Copyright. In accompagnamento alla notifica viene allegata la lettera ufficiale che evidenzia il richiedente (il o i dententori dei diritti), i link singoli ai contenuti illegalmente distribuiti, ed eventuali altri siti conivolti per collegamento o per fonte.
In appendice alla notifica si legge la nota di Google sulla rimozione degli stessi dai risultati di ricerca che possono coinvolgere l’intero dominio del sito . Questa azione è irreversibile salvo reclamo da poter presentare come indicato nella notifica stessa (modi e tempi).
DFL (Deutsche Fußball Liga): L’organizzazione che gestisce la Bundesliga, la principale lega calcistica in Germania, è molto attiva nella lotta alla pirateria. La DFL collabora con aziende di sicurezza informatica e piattaforme digitali per identificare flussi illegali e bloccarli in tempo reale.
GVU (Gesellschaft zur Verfolgung von Urheberrechtsverletzungen): Fino alla sua chiusura nel 2020, la GVU è stata l’agenzia tedesca per la protezione del copyright e la lotta alla pirateria. Alcuni dei compiti della GVU sono stati assunti dalla polizia e da enti privati, ma anche dagli stessi fornitori di contenuti.
ACE (Alliance for Creativity and Entertainment): L’ACE, una coalizione internazionale di grandi aziende dello spettacolo e della tecnologia, collabora con le autorità tedesche per identificare e bloccare piattaforme che distribuiscono contenuti piratati, incluse le trasmissioni sportive.
Collaborazione con le forze dell’ordine: Se i trasgressori sono recidivi o se la violazione coinvolge una piattaforma più ampia, le autorità tedesche possono avviare indagini formali, che potrebbero includere l’arresto e la denuncia penale per i gestori della piattaforma di streaming.
Monitoraggio e raccolta prove: Una volta ricevuta una segnalazione, gli organismi di controllo verificano l’esistenza del flusso illegale e raccolgono prove a fini legali.
Avvisi legali e notifiche ai trasgressori: Se il contenuto viene distribuito tramite una piattaforma con sede in Germania o in un paese dell’UE, si inviano notifiche di violazione del copyright per richiederne l’immediata rimozione.
In Francia, la lotta alla pirateria e dello streaming illegale di eventi sportivi in diretta, è piuttosto intensa e organizzata, grazie a un sistema legale e tecnologico articolato, oltre alla collaborazione di diversi enti nazionali e internazionali.
La legge Hadopi è stata una delle prime normative europee di questo tipo, e la sua applicazione è ancora un modello per altre legislazioni. Con il passare del tempo, il sistema Hadopi è stato integrato e migliorato per rispondere alle nuove sfide della pirateria live, inclusa quella dei flussi streaming sportivi.
Collaborazione internazionale e sanzioni: Se i trasgressori risiedono all’estero, ARCOM collabora con altre autorità internazionali e con la polizia francese per portare avanti azioni legali, che possono includere l’arresto o l’applicazione di multe per i responsabili.
Identificazione e raccolta delle prove: ARCOM e i partner coinvolti monitorano i flussi pirata e raccolgono prove per avviare azioni legali. Vengono tenute registrazioni che facilitano la denuncia dei gestori dei siti di streaming pirata.
Avvisi legali agli utenti e gestori dei siti: Se si identificano siti con sede in Francia, ARCOM invia notifiche di violazione del copyright per imporre la rimozione dei contenuti.
A meno di report specifici, quando ci sono, non è semplice quantificare i risultati ottenuti e paragonarli tra di loro, le differenze culturali e legislative (fatta eccezione per le normative Europee in materia che sono applicabili comunitariamente) di ogni singolo paese ne influenzano i dati.
Quello che però traspare tra gli approcci degli altri Paesi rispetto alla gestione che attua Piracy Shield è la trasparenza e la metodologia del dopo segnalazione. In tutti gli altri casi la comunicazione tra il “pirata” e gli organismi preposti alla lotta anti pirateria è chiara, regolamentata e supportata da materiale e strumenti di contatto semplici ed efficaci.
Spesso l’intervento contro il pirata avviene alla fonte (Hosting) o al mezzo (Social- Messaggistica) piuttosto che un blocco IP generalizzato, garantendo l’univocità della risoluzione.
Nel “nostro” Italiano caso l’iter che segue la piattaforma, a confronto, sembra piuttosto fumoso e senza contorni precisi. Il fatto che sia un sistema automatico non giova di certo alla comunicazione ed alla regolamentazione esistente, gli errori commessi fino ad oggi ne sono la prova evidente. E’ stato detto e scritto più volte che Piracy Shield così com’è è un pericolo per la libertà generale e rischia di compromettere definitivamente il comportamento comunue e la libera navigazione.
Non ci sono riferimenti chiari su e di chi è incaricato delle segnalazioni, quando sono effettuate direttamente dai titolari dei diritti o da organismi incaricati dalle stesse. In caso di erroneo blocco i tempi entro i quali il titolare del sito bloccato può fare ricorso sono limitati a 5 giorni, con l’aggravante della totale mancanza di avviso al titolare stesso, che nella maggioranza dei casi viene avvisato da qualcun’altro perchè impossibilitato a navigare sul suo sito, nella speranza che tutto ciò avvenga entro i 5 giorni dal blocco.
Perfino Elisa Giomi Commissaria di Agcom (organismo tenutario di Piracy Shield), sul suo profilo X ha espresso le sue perplessità e proposto la temporanea sopensione della piattaforma, in attesa che venga ottimizzata e corretta.
Seguita a ruota da un’altro Commissario Agcom Antonello Giacomelli che attraverso un editoriale di Wired propone di ripensare alla piattaforma e di come intervenire.
Le politiche anti-pirateria devono adattarsi alle nuove tecnologie ed alle tendenze emergenti. Il Web di oggi è molto più complesso anche solo di una decina di anni fa e le evoluzioni hanno un ritmo quasi quotidiano. È cruciale pensare al contrasto della pirateria in relazione ai cambiamenti ed agli strumenti a disposizione che nuovi servizi e sistemi offrono. Flessibilità e conoscenza approfondita delle logiche di reti e connessioni moderne sono fondamentali per capire con chi si ha a che fare e quali strumenti utilizzare.
Vale indubbiamente anche la pena di sensibilizzare ed educare sulle conseguenze della pirateria con campagne mirate che creino coinvolgimento e consapevolezza.