Che Piracy Shield non sia l’unico sistema di blocco esistente è chiaro a tutti, molti paesi si sono già attivati da tempo. Come la Francia che con Arcom combatte la pirateria ed i contenuti illegali in internet, la si può considerare la sorella di Agcom sia per gli scopi sia per le procedure anche se, ovviamente, possono differire nell’attuazione in base alle leggi vigenti in Francia che sono diverse da quelle in Italia.
Quel che in modo trasparente differenzia le due è che Arcom nonostante il suo operato ed i suoi scopi ha pubblicato un report su quali siano i modi e gli strumenti che utilizzano i navigatori Francesi per aggirare i blocchi imposti ai siti che trasmettono illegalmente eventi sportivi Calcio in primis. Sui modi e trasparenza di Agcom abbiamo ampiamente scritto fino ad arrivare all’appello di Assoprovider al Consiglio di Stato per questioni riguardanti proprio la trasparenza.
Quello che evidenzia il report è sostanzialmente l’uso di DNS alternativi e VPN per aggirare i blocchi imposti. Diremmo una bugia se affermassimo che questi metodi non siano utilizzati anche qui da noi e con ottimi risultati, in particolare nell’uso di una VPN. Non sappiamo quale sia esattamente il sistema che usa Arcom per bloccare i siti pirata e potrebbe essere sitematicamente diverso da Piracy Shield ma di comune ha lo scopo.
Arcom ha condotto una sorta di “sondaggio” su di un campione di individui abituali navigatori ed è emerso che negli ultimi sei mesi il 40% dei visitatori di streaming pirata si è trovato personalmente di fronte ad un avviso di blocco dal sito che tentava di visitare, mentre il 27% ha affermato di aver sentito di conoscenti o amici che è incappato nello stesso avviso.
Con lo studio effettuato Arcom ha lo scopo di capire meglio come e perché un campione rappresentativo di utenti Francesi aggiri il blocco (il campione tiene conto di utenti a partire dai 15 anni in poi). Dai risultati e dalle indicazioni che arrivano dal report è o sarà probabilmente in grado di correggere il tiro o di implementare altre funzonalità atte ad incrementare i risultati ottenuti fino ad ora.
E ci sembra un sistema che da una parte dimostra umiltà nel capire le scelte ed i comportamenti più o meno leciti andando a “parlare” con l’audience, e dall’altra parte di una presa di posizione molto più realistica di quella che detiene Agcom ed il suo strumento Piracy Shield, impiegati più che altro ad osannarne i risultati ed ad etichettare come fake news tutte le considerazioni esterne all’enturage.
Tra i risultati più eclatanti risultano anche le percentuali di chi sostiene di non utilizzare o di non aver ancora pensato all’utilizzo di nuove tecnologie (31%), chi sostiene di essere al passo con i tempi (39%), e chi invece sostiene di essere un passo avanti sia nell’uso sia nella conoscenza delle nuove tecnologie o strumenti web e della voglia di sperimentarle (30%).
In definitiva Arcom deduce che almeno il 24% degli utenti intervistati ha di fatto visionato o utilizzato un sito pirata nell’ultimo anno anche se questa fetta di utenti non è totalmente a conoscenza di come funzionino realmente le misure e gli strumenti per aggirare i blocchi.
Nello specifico:
DNS:
Il 23% degli utenti è al corrente che la modifica delle impostazioni DNS è tra i modi utilizzati per aggirare i blocchi.
Il 27% ne ha sentito parlare ma in realtà non sa cosa significhi.
Quindi il 50% degli intervistati è a conoscenza della modifica dei DNS, anche se circa la metà non ne afferra il potenziale.
VPN:
L’81% dei soggetti ha sentito parlare di VPN
Un 39% non ha ancora idea a che cosa serva una VPN
Nell’ultimo anno
il 29% ha utilizzato una VPN
il 20% ha modificato i propri DNS
Se si addizionano i gruppi di utenti (considerando anche chi ha o usa entrambi i sistemi) si arriva ad una percentuale oltre il 35% di utenti che usano questi strumenti per eludere i blocchi. Va detto che non tutti gli intervistati hanno ammesso di utilizzare VPN e modifica DNS al solo scopo illegale ma facendo invece leva sui vantaggi e le motivazioni improntate sulla protezione della propria Privacy.
Di seguito trovate il report originale in lingua Francese ed il report da noi tradotto con OnlineDoc Translator