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Google DNS perchè smettere di utilizzarli

E’ delle ultime ore la notizia che Google stia collaborando con Agcom (e quindi Piracy Shield) nel bloccare gli accessi ai siti pirata o considerati illegali, in particolare quei siti che offrono e distribuiscono contenuti sportivi live (con particolare attenzione alle partite di calcio in diretta), senza detenerne i diritti. Il blocco avviene attraverso di suoi DNS.

Ci sono decine e decine di articoli in merito (basta fare una semplice ricerca online con parole chiave tipo “Agcom e Google blocchi siti illegali” Brave Search ), ma nessuno di questi analizza la situazione da un punto di vista reale e realistico. Si apprende che il primo “test” di collaborazione sia stato effettuato durante l’ultima giornata di campionato di Serie A lo scorso 23 Maggio in particolare per le partite di anticipo della suddetta giornata.

Google DNS

Perchè smettere di utilizzare i DNS di Google?

Big G ha effettuato i blocchi verso i siti illegali inibendo l’accesso a quei siti droppando la connessione attraverso di suoi DNS pubblici i famosi 8.8.8.8 e 8.8.4.4, in pratica spegnendo il DNS quindi il relativo accesso a quella risorsa pirata.

Il primo motivo per evitare di utilizzare quei DNS è dovuto al fatto che, con questo “accreditamento” a Piracy Shield, anche se di fatto non scritto (come tiene a specificare Google), l’uso dei DNS 8.8.8.8 e 8.8.4.4 non è più sicuro e certamente non più utile a bypassare i blocchi, in poche parole è esattamente come utilizzare i DNS del proprio Provider Internet obbligato ad attuare i blocchi agli accessi.

Il secondo motivo è per certi versi peggiore del primo,in quanto, per ottemperare al blocco di quella risorsa, Google deve sapere dove sto andando o quale Server ho interrogato per restituire il sito/i a cui voglio accedere. Significa che per ottenere il percorso Big G deve tracciarmi, non che sia una novità quando si parla di Google, ma se un servizio Pubblico di DNS nasce con l’intento di offrire una maggiore libertà di movimento e di non (presunta) tracciabilità, a queste condizioni diventa esattamente il contrario.

Non ci sono (al momento) dichiarazioni di Google sulla collaborazione, che si presume diventi maggiormente proficua nel corso del prossimo campionato di Calcio, ma quello che fa riflettere è il dietrofrot che proprio Google ha fatto rispetto alle posizioni di partenza quando Piracy Shield chiedeva (tentava di obbligare) l’accreditamento ufficiale di big G alla piattaforma di blocco, ed in un più ampio programma anche dei provider VPN e CDN come Cloudflare.

Dobbiamo o possiamo quindi fare solo supposizioni ma di sicuro questo cambio di rotta “rompe” gli schemi a cui siamo in qualche modo abituati. E che un gigante come Google si pieghi alle richieste di un sistema (facciamo una considerazione proporzionale e non di contenuti) anti pirateria di Italiche vedute, pare perlomeno inaspettato.

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C’è un precedente importante sulla questione ovvero l’obbligo imposto dal Giudice di Milano lo scorso Marzo, ma il ripensamento di Google ha portato Agcom a definirlo come una grande vittoria nella lotta alla pirateria online. Un aspetto per un verso utile ad una battaglia condivisibile e sostenibile (lo abbiamo detto e ripetuo più volte), ma pericolosamente pendente ad una sempre maggiore censura e controllo della propria Privacy da parte di soggetti terzi, non espressamente autorizzati, e paladini di giustizia, per pochi privati eletti senza alternativa di introito e politiche commerciali perlomeno discutibili.

Nel panorama proposto in merito a questa novità si legge di grande traguardo e di collaborazioni alla fine accettate a condizioni, lasciatecelo dire, sconvenienti è come pensare che un sistema come Google padrone assoluto del Web (principalmente per l’utente medio ignorante delle alternative), di un tratto faccia harakiri rinunciando ai suoi DNS di sicuro i più utilizzati al mondo.

Non sappiamo cosa c’è dietro e nemmeno se esiste una sorta di contropartita a questo cambio di rotta ma è difficile pensare che Google abbia aderito per sole motivazioni sociali o di condivisione del fine. Non è un mistero che Google abbia sempre e continui a privilegiare gli introiti pubblicitari derivanti dalle richieste sul proprio motore, e che in definitiva abbia sempre chiuso un occhio (a volte due) sulla provenienza o sulla sostanza, in bene del Dio denaro. Una serie di risultati cercati da query del tipo “partite online gratis” o parole similari, porta a sponsorizzazioni o siti consigliati a cui è difficile pensare che Google possa rinunciarne.

Ma come detto sopra sono tutte supposizioni ed in mancanza di comunicati ufficiali o dichiarazioni in merito da parte dell’interessato, restano tali.

Teniamo però, come nostra consuetudine, a ribadire il concetto di Privacy e protezione dei nostri dati ed al diritto di libera navigazione, se questo atteggiamento o “accreditamento”, anche se non sancito per iscritto, dovesse coinvolgere anche altri sistemi o realtà come i provider VPN, CDN ed altri fornitori DNS, allora la situazione potrebbe diventare davvero restrittiva e molto simile ad una censura vera e propria a cui nessuno può…..o vuole pensare.

E siccome ci piace proporre alternative vogliamo consigliare un’ottima fonte dove trovare centinaia di Open DNS (Over https – cliccare sul nome prima colonna a sinistra) alternativi a Google o proporvi uno dei migliori DNS gratuiti in circolazione

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