Leonardo ha usato ossido di piombo per dipingere la Gioconda

Fonte foto: ANSA



Leonardo da Vinci è stato inventore, pittore, matematico, filosofo, architetto. A questo elenco dobbiamo aggiungere di diritto un’altra dicitura: chimico. L’ultima analisi condotta sulla celeberrima Gioconda da un team internazionale di esperti, ha dimostrato che il genio italiano ha utilizzato un composto rarissimo per dipingere l’enigmatica donna del ritratto. Proprio quello che ha contribuito a conferire brillantezza e unicità a uno dei capolavori più iconici della storia dell’arte mondiale.


La nuova analisi sulla Gioconda di Leonardo

La Gioconda o Mona Lisa è un dipinto dal fascino unico. Dallo sguardo enigmatico della protagonista agli elementi architettonici e non nascosti in un’intrecciata sinergia di colori e forme, tutto in questa opera non può far altro che catturare l’attenzione dello spettatore. E degli esperti, ovviamente.

A lungo si è discusso sulle tecniche e i materiali di cui Leonardo Da Vinci si sarebbe servito per dipingere il capolavoro esposto al Louvre, ma adesso un team di ricercatori – storici dell’arte e scienziati – avrebbero risolto l’arcano. La nuova analisi è stata pubblicata sul Journal of the American Chemical Society ed è stata effettuata utilizzando “la diffrazione dei raggi X del sincrotrone ad alta risoluzione angolare e la spettroscopia infrarossa in trasformata micro-Fourier”. La macchina del sincrotrone ESRF – European Synchrotron Riadiation Facility accelera le particelle, consentendo ai ricercatori di utilizzare i raggi X per individuare la composizione chimica di un elemento.

Prelevando un frammento minuscolo dallo strato di base del dipinto, nel bordo superiore destro, i ricercatori hanno studiato ai raggi X la struttura atomica con il sopracitato acceleratore di particelle circolare, ottenendo così la composizione chimica esatta del campione.

Il raro composto chimico utilizzato da Leonardo da Vinci

Ed ecco la scoperta: Leonardo avrebbe utilizzato un composto chimico molto raro per dipingere lo sfondo della Mona Lisa. L’analisi ha rivelato che l’artista si è servito di una “miscela singolare di olio fortemente saponificato con un alto contenuto di piombo e un pigmento bianco di piombo impoverito di cerussite”, una composizione chimica ben diversa da quella delle altre sue opere così come diversa è da quella di cui si sono serviti i suoi contemporanei.

La presenza di plumbonacrite, un raro composto stabile che si trova solo in un ambiente alcalino, sarebbe la dimostrazione del fatto che Leonardo “probabilmente tentò di preparare una vernice densa adatta a rivestire il pannello di legno della Gioconda trattando l’olio con un alto carico di ossido di piombo II, PbO”, come si legge ancora nella ricerca.

Quanto analizzato dagli esperti conferma ciò che si ipotizzava da tempo, ovvero che Leonardo – persona che com’è risaputo “amava sperimentare” – si sia avvalso di una “tecnica specifica per lo strato di fondo della Gioconda“, servendosi di un sottoprodotto dell’ossido di piombo per ottenere una pasta più densa dell’abituale gesso che veniva utilizzato e che, tra l’altro, si asciugava più rapidamente. La ricetta della sua pittura a olio è proprio quel che conferisce alla base il tipico aspetto dorato e brillante, tra gli elementi che hanno contribuito a rendere unica la sua pittura.

Victor Gonzalez, chimico presso il Cnrs e autore principale dello studio, ritiene che questa sia la dimostrazione di come Leonardo sperimentasse diverse miscele di vernici per le singole opere d’arte, con un approccio del tutto moderno alla pittura che di fatto ha anticipato quello di artisti come Rembrandt e altri successivi di fine Ottocento, che si sono serviti a loro volta della plumbonacrite. Non è da escludere che la ricetta di Leonardo sia stata tramandata nei secoli tra gli artisti.





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