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Ultimo aggiornamento 09/10/2025 by buio2005
La proposta Europea nota come “Chat Control”, che impone la scansione client-side delle comunicazioni private per rilevare materiale pedopornografico (ed autoprodotto CSAM), rischia di essere (a nostro avviso fortunatamente) bloccata. La Germania ha annunciato che non sosterrà una riforma che comprometta la cifratura end-to-end e la Privacy personale. Una nuova lettera aperta ed inviata alla UE, firmata da 787 (al momento della stesura del presente articolo) scienziati, ricercatori, e soprattutto esperti del settore CyberSecutity e Computer Security (incluso il “nostro” professor Stefano Zanero) solleva perplessità tecniche e giuridiche gravi. Elementi che potrebbero impedire l’approvazione del regolamento entro la scadenza prevista ad ottobre 2025.
* Il numero di firmatari della lettera aperta è in continuo aggiornamento ed in tempo reale
All’avvicinarsi del giorno del dibattito in sede parlamentare Europea (pare fissato per il 14 Ottobre) il dibattito attorno al Chat Control, si è riacceso con forza. Mentre la Commissione Europea spinge per una sua approvazione entro e comunque la fine del 2025, la Germania ha preso una posizione netta contro la misura, sostenuta in particolare da Patrick Breyer (ex membro del Parlamento europeo) che attraverso il suo sito evidenzia come la “protesta” popolare sia una vittoria sui diritti alla Privacy.
Protesta popolare sottolineata anche dal Ministero federale dell’Interno e quello della Giustizia che hanno espresso forti riserve tecniche e costituzionali,la scansione dei messaggi privati di fatto viola:
Il diritto fondamentale alla privacy delle comunicazioni, garantito dall’art. 10 della Costituzione tedesca;
Il principio di proporzionalità, che vieta controlli generalizzati e indiscriminati.
A queste posizioni istituzionali si è aggiunta una mobilitazione popolare significativa: campagne di associazioni come Digitalcourage e Chaos Computer Club hanno raccolto migliaia di firme e contribuito a spostare il dibattito politico.
La posizione tedesca, Paese di forte peso nelle decisioni o dibattiti in sede parlamentare Europea, unita a quella di Austria, Paesi Bassi e Polonia, potrebbe bloccare l’approvazione del regolamento, dove serve una maggioranza qualificata per poter procedere.
La stesura è del (già) Settembre 2025, una lettera aperta firmata da oltre 787 (al momento) scienziati, ricercatori e professionisti del settore sicurezza e comunicazione. Nel documento, i firmatari evidenziano gravi criticità tecniche e legali contenute nella proposta di regolamento, definendola una “minaccia senza precedenti alla sicurezza informatica e ai diritti civili nell’Unione Europea”.
Tra i nomi spicca anche la firma autorevole di Stefano Zanero, professore di Cybersecurity al Politecnico di Milano, di cui abbiamo già letto sue posizioni critiche nei confronti del sistema Piracy Shield.
Stefano Zanero sostiene: “la sicurezza non si ottiene indebolendo la cifratura, ma garantendola. Ogni backdoor introdotta per uno scopo legittimo può essere sfruttata anche per fini illeciti”.
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A prescindere dalla motivazione di base del provvedimento, ovvero proteggere i minori, che deve essere primario ed insidacabile, il metodo proposto è indubbiamente sproporzionato. E’ un pò come radere al suolo un’intera via per colpire un solo appartamento. L’aspetto più pericoloso di questo sistema è il fatto che (se) una volta messo in moto è impossibile tornare indietro ed i potenziali danni procurati sono enormi.
L’European Data Protection Board (EDPB) ed il Garante europeo per la protezione dei dati hanno entrambi bocciato la proposta, definendola “incompatibile con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE”.
Non stiamo parlando di un tracciamento pubblicitario nella visita ad un sito dove i dati raccolti non identificano con Nome e Cognome l’utente, e per il quale esitono strumenti adatti ad evitarlo. Qui si parla di “entrare” fisicamente nel dispositivo di proprietà e leggere i contenuti dei messaggi che quotidianamente ci scambiamo per qualunque motivo. E’ di fatto una violenza, un sopruso anche se in nome di una causa condivisibile e necessaria.
Anche organizzazioni come EFF (Electronic Frontier Foundation) e Privacy International hanno ribadito che la lotta agli abusi può e deve essere condotta senza compromettere la crittografia: esistono già strumenti di collaborazione giudiziaria e investigativa mirati, senza la necessità di monitorare le comunicazioni private di milioni di cittadini.
Se la Germania manterrà la sua opposizione – come tutto lascia intendere – il regolamento rischia di essere bloccato o rinviato a tempo indeterminato. Alcuni eurodeputati chiedono di tornare al tavolo tecnico per riformulare la proposta, escludendo qualsiasi forma di scansione preventiva dei messaggi cifrati.
In Italia (Paese che non ha ancora espresso una posizione definitiva), il dibattito è rimasto finora più contenuto, ma la firma di Stefano Zanero alla lettera aperta ha dato grande visibilità al tema anche nel nostro Paese.
Zanero, tra i massimi esperti italiani di sicurezza informatica, ha più volte criticato approcci simili in passato, ricordando come l’introduzione di strumenti di controllo indiscriminato non solo non prevenga i crimini, ma mina le fondamenta della sicurezza digitale.
Le sue posizioni, condivise da altri esperti e accademici italiani, sottolineano l’importanza di un approccio tecnico e giuridico equilibrato, che protegga i minori senza sacrificare la libertà e la riservatezza di tutti. Di sicuro non semplice da attuare o da pensare in relazione ad un argomento così delicato quanto necessario. Le forze dell’ordine e soprattuto la Polizia postale monitorano quotidianamente gli ambienti critici e fortunatamente con buoni risultati, forse basterebbe estendere i controlli anche in quegli ambienti più normali come i Social ed appunto le Chat di messaggistica. Strumenti che si avvalgono di Server nei quali sono custoditi i dati scambiati ed ai quali potrebbe essere dato accesso per trovare riferimenti “criminali” sui quali indagare.
Le discussioni attorno al Chat Control rappresentano uno dei passaggi più delicati nella storia della regolamentazione digitale Europea.
Da un lato, la necessità di combattere gli abusi online è reale e urgente; dall’altro, gli strumenti proposti rischiano di introdurre un modello di controllo simile a quello dei regimi autoritari, un modello in netto contrasto con i valori dell’Unione Europea.
L’opposizione Tedesca, il sostegno di numerosi Paesi e la voce unanime di scienziati come Zanero indicano una direzione chiara:
“La sicurezza dei cittadini si costruisce proteggendo la privacy, non violandola.”