Negli ultimi giorni Amazon ha avviato il blocco da remoto di app installate fuori dallo store ufficiale sulle sue Firestick. Una mossa che solleva interrogativi su Privacy, controllo del dispositivo e libertà digitale. Quali sono le vere motivazioni dietro questa scelta e cosa può fare chi vuole continuare ad avere il pieno controllo dei propri dispositivi?
Social, Forum, Gruppi, siti….., si stanno moltiplicando le segnalazioni da parte degli utenti delle Firestick di Amazon, secondo i quali alcune app installate manualmente (tramite sideloading) vengono disattivate automaticamente. Alcuni dispositivi mostrano il messaggio “App disabilitata – Disinstalla l’app potenzialmente dannosa”, senza che l’utente abbia dato il consenso o attivato alcuna funzione di controllo.
Questa situazione ha sollevato severe e fondate preoccupazioni non solo dal punto di vista dell’usabilità del dispositivo, ma soprattutto per quanto riguarda la Privacy, la libertà dell’utente e il concetto stesso di proprietà del dispositivo acquistato.
Fonti autorevoli come TorrentFreak e AFTVNews hanno confermato che Amazon sta effettivamente bloccando da remoto alcune app ritenute pericolose o pirata. Tra queste troviamo nomi noti nell’ambito dello streaming gratuito come Flix Vision, Live NetTV, Ocean Streamz e Blink Streamz. Non si esclude che il blocco possa anche essere esteso a “strumenti” come Kodi utilizzato per la visione di contenuti pirata attraverso le centinaia di Add-on specifici.
Queste app sono state installate da fonti esterne, una pratica perfettamente legittima (Sideloading) dal punto di vista tecnico, a prescindere dal tipo di App installata. Il blocco avviene da remoto e non è disattivabile: l’utente non ha modo di opporsi o tantomeno ricevere una notifica preventiva.
La giustificazione ufficiale di Amazon, è che queste app sarebbero “potenzialmente dannose” e quindi rimosse nell’interesse della sicurezza dell’utente. Non esiste però alcun comunicato ufficiale da parte di Amazon e nemmeno un riferimento sulle o dalle fonti associate, e la lista delle app bloccate corrisponde in gran parte a software notoriamente utilizzato per accedere a contenuti pirata, presumibilmente una BlackList in mano ad Amazon.
Tutto questo solleva dubbi leciti: si tratta davvero solo di sicurezza o è una misura più ampia per conformarsi alle pressioni delle industrie cinematografiche e televisive? Misure che sono diventate sempre più stringenti e che hanno o stanno coinvolgendo altri colossi del Web Google compresa
Amazon fa parte di ACE (Alliance for Creativity and Entertainment), un consorzio internazionale che include Netflix, Disney, Sky, DAZN e altre realtà che si battono per il contrasto alla pirateria. Negli ultimi mesi ACE ha intensificato le sue attività e richiesto ad organismi dei vari paesi (tra cui l’Unione Europea), di adoperare pressione su quelle Aziende che forniscono dispositivi multimediali e relativo hardware per impedire lo streaming non autorizzato.
È quindi molto probabile che questa azione di Amazon sia legata alle nuove linee guida o da accordi interni all’alleanza, che impongono ai membri di adottare misure concrete ed automatizzate per contrastare le app considerate “pirata”. La motivazione di “sicurezza” adottata da Amazon risulterebbe quindi una una scusa rispetto alle motivazioni reali.
Quello che rende questa vicenda ancora più delicata è il fatto che gli utenti si ritrovano, senza preavviso, con app disattivate da remoto, su dispositivi che hanno regolarmente acquistato.
La questione di per se è grave e riguarda il diritto dell’utente a controllare il proprio dispositivo, come di poterlo personalizzare. Se invece un produttore può decidere in modo unilaterale cosa può o non può essere installato, siamo di fronte a una progressiva trasformazione del concetto di “proprietà” in un semplice “diritto d’uso condizionato” o forse meglio limitato.
Il fatto poi che Amazon possa identificare, da remoto, le app installate sulla Firestick implica un monitoraggio continuo del dispositivo da parte dell’Azienda anche per software presenti ed installati NON dallo store ufficiale. Se la pratica normale e riconosciuta di controllare un’Applicazione scaricata dallo Store ufficiale (sia esso Il Playstore di Google od appunto l’Amazon App store), da parte degli sviluppatori che interagiscono automaticamente sugli aggiornamenti e correzioni di bug dell’Applicazione, un controllo totale di tutte le App installate sul dispositivo sa molto di Grande Fratello ed è una pratica profondamente lesiva dei diritti e Privacy del “cittadino”.
Per chi considera fondamentale la libertà di installare qualsiasi app su un dispositivo proprio, esistono valide alternative alle Fire TV Stick:
– Box Android TV indipendenti (es. Nvidia Shield, Ugoos, Formuler): mantengono l’accesso root e supportano APK senza blocchi.
– Virare a sistemi e dispositivi non Android come i miniPC o Raspberry Pi con Kodi/CoreELEC: una soluzione open-source e completamente personalizzabile.
– TV box rootati con firmware LineageOS o AOSP: offrono maggiore controllo sull’ambiente software.
Resta sempre la possibilità di bloccare le connesioni tra il dispositivo ed i Server Amazon ma richiede una certa conoscenza pur considerando che è una soluzione instabile e non definitiva.
Il blocco da remoto delle app non ufficiali sulle Firestick è un segnale chiaro: Amazon sta progressivamente (od intensificando ciò che già esisteva) centralizzando il controllo sui dispositivi, anche dopo la vendita. Anche se la giustificazione è per “ragioni di sicurezza”, è evidente che le pressioni anti-pirateria e il rispetto degli accordi con ACE abbiano e stiano avendo un ruolo determinante.
Gli utilizzatori e proprietari di Firestick legittimamente si chiedono: siamo ancora davvero i “proprietari” dei nostri dispositivi? Fino a che punto è accettabile che un’azienda modifichi il comportamento di un prodotto da remoto, senza consenso?
Ciò che è lampante è il fatto che quest’ultima iniziativa sia inserita ed alimenti una progressione che negli ultimi mesi ha determinato una sempre crescente censura velata e giustificata dalla lotta alla pirateria. La realtà è che stiamo andando incontro ad una sorveglianza sempre più stringente sponsorizzata dai governi attraverso piattaforme ed organismi incaricati.
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